Un pensiero mi affianca, ogni sera, con una costanza che poi non è proprio caratteristica che mi appartenga, ma di cui mi sorprendo io stessa riguardo a poche scelte cose come la musica e la luce.
Costantemente, dicevo, non appena comincio a liberarmi dei vestiti, delle calze, del reggipetto. mentre mi sfilo gli orecchini e le lenti, accosto le imposte, schiaccio interruttori, butto un occhio su quel bel libro che mi sorride dal comodino, distribuisco carezze, sbadigli e forcine.
E' allora che mi raggiunge, tutte le sere, quel senso di consapevolezza di fortunata serenità. Non è scontato che sere e notti siano prive di dolori. In vero in quel momento nulla mi dona la certezza che quella sarà una nottata 'normale', ma il fatto stesso che ve ne siano le premesse mi permette di scodinzolare dentro. Di arricciarmi proprio di un sorriso cerebrale.
E' l'unica routine in cui mi tuffo con slancio amoroso. I guai notturni sono tutti più faticosi e lenti. Amplificati. La luce dell'alba poi quando arriva li lubrifica e li rende più sopportabili, chissà perchè.
Malesseri fisici, interni ed sterni, malipensieri, preoccupazioni, guai. Angosce giovani che c'è tutta una vita davanti; mature di chi, giovane dentro, sente i segni ed ha paura.
Coliche, ferite, lutti, debiti, solitudini, influenze, fratture. Nel cuore della notte sono grattacieli, noi casine di due piani al massimo.
Gli oggetti delle case ci osservano attoniti e costernati nelle nostre nottate difficili. Loro sono abituati al silenzio, sanno che li lasceremo spenti e ad essere testimoni si sentono quasi a disagio.
Sarà per questo che poi mi infilo nel piumone, percepisco tutta l'accoglienza di quel posto, tutta la morbidezza di quella situazione e mi sorprendo a schiudere le labbra sussurrando: che culo!